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Saggezza

 

Un gruppo di laureati, affermati nelle loro carriere, discutevano sulle loro vite durante una riunione. Decisero di fare visita al loro vecchio professore universitario, ora in pensione, che era sempre stato un punto di riferimento per loro. Durante la visita, si lamentarono dello stress che dominava la loro vita, il loro lavoro e le relazioni sociali.
Volendo offrire ai suoi ospiti un cioccolato caldo, il professore andò in cucina e ritornò con una grande brocca e un assortimento di tazze. Alcune di porcellana, altre di vetro, di cristallo, alcune semplici, altre costose, altre di squisita fattura.
Il professore li invitò a servirsi da soli il cioccolato. Quando tutti ebbero in mano la tazza con il cioccolato caldo il professore espose le sue considerazioni.

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Racconto

C'era una volta un uomo di nome George Thomas, era pastore protestante e
viveva in un piccolo paese. Una mattina della Domenica di Pasqua stava
recandosi in Chiesa, portando con se una gabbia arrugginita. La sistemò
vicino al pulpito. La gente era alquanto scioccata. Come risposta alla
motivazione, il pastore cominciò a parlare: 'Ieri stavo passeggiando
quando vidi un ragazzo con questa gabbia. Nella gabbia c'erano tre
uccellini, tremavano dal freddo e per lo spavento. Fermai il ragazzo e gli
chiesi: 'Cos'hai lì figliolo?' 'Tre vecchi uccelli' fu la risposta. 'Cosa
farai di loro?' chiesi, 'Li porto a casa e mi divertirò con loro', ripose
il ragazzo.'Li stuzzicherò gli strapperò le piume cosi litigheranno. Mi
divertirò tantissimo'. 'Ma presto o tardi ti stancherai di loro. Allora
cosa farai?' 'Oh, ho dei gatti' disse il ragazzo. 'A loro piacciono gli
uccelli, li darò a loro'. Il pastore rimase in silenzio per un
momento.'Quanto vuoi per questi uccelli, figliolo?' 'Cosa??!!! Perchè?
mica li vuoi, Signore, sono uccelli di campo, niente di speciale. Non
cantano. Non sono nemmeno belli!' 'Quanto?''chiese di nuovo il pastore.
Pensando fosse pazzo il ragazzo disse, '10 dollari!' Il pastore prese 10
dollari dalla sua tasca e li mise in mano al ragazzo. Come un fulmine il
ragazzo sparì. Il pastore prese la gabbia e con delicatezza andò in un
campo dove c'erano alberi ed erba. Aprì la gabbia e con gentilezza lasciò
liberi gli uccellini. Cosi si spiega il motivo per la gabbia vuota accanto
al pulpito.
Poi iniziò a raccontare questa storia:
Un giorno Satana e Gesù stavano conversando. Satana era appena ritornato
dal Giardino di Eden, era borioso e si gonfiava di superbia. 'Si, Signore,
ho appena catturato l'intera umanità. Ho usato una trappola che sapevo non
avrebbe trovato resistenza, ho usato un'esca che sapevo ottima. Li ho
presi tutti!' 'Cosa farai con loro?' chiese Gesù, Satana rispose, 'Oh, mi
divertirò con loro!. Gli insegnerò come sposarsi e divorziare, come odiare
e farsi male a vicenda, come bere e fumare e bestemmiare. Gli insegnerò a
fabbricare armi da guerra, fucili e bombe e ad ammazzarsi fra di loro. Mi
divertirò un mondo!' 'E poi, quando avrai finito di giocare con loro, cosa
ne farai?', chiese Gesù.'O, li ucciderò, esclamò Satana con
superbia.'Quanto vuoi per loro?' chiese Ges?'Ma va, non la vuoi questa
gente. Non sono per niente buoni, sono cattivi. Li prenderai e ti
odiaranno. Ti sputeranno addosso, ti bestemmieranno e ti uccideranno. No,
non puoi volerli!!' 'Quanto?' chiese di nuovo Gesù. Satana sogghignando
disse: 'Tutto il tuo sangue, tutte le tue lacrime e la tua vita. 'Gesù
disse: 'AFFARE FATTO'! E poi pagò il prezzo.
Il pastore prese la gabbia e lasciò il pulpito.

 

Questo racconto è tratto da una mail che ho appena letto che chiedeva se ci vergognamo o meno di parlare di Dio.

é così difficile non vergognarsi della nostra fede nella società attuale?

Dite la vostra!

 

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Il barattolo

sassi

Un professore di filosofia è in piedi davanti alla sua classe, prima della lezione, ed ha davanti a sé alcuni oggetti.
Quando la lezione comincia, senza proferire parola il professore prende un barattolo trasparente, vuoto. Comincia ad inserirci dei grossi sassi irregolari finché ce ne vanno e infine domanda agli studenti se sia possibile aggiungerne altri. Gli studenti rispondono di no: il barattolo è pieno. Allora l’insegnante tira fuori dei sassolini e ne mette dentro alcune manciate, fino all’orlo del barattolo, e ripete la domanda. Alcuni rispondono che ora il barattolo è di fatto pieno. L’insegnante mostra un sacchetto di sabbia e scuotendo energicamente il barattolo ne fa entrare una buona quantità tra sassi e sassolini. Ripete la solita domanda; Gli studenti hanno capito la lezione: alcuni ardiscono dire che si potrebbe fare anche di più. L’insegnante sorride in modo complice e scopre una brocca d’acqua; il barattolo ne assorbe senza traboccare.
A questo punto domanda quale fosse il senso e il significato della metafora mostrata. Una bella studentessa alza la mano sicura e spiega che lo spazio nel barattolo rappresenta il tempo e i sassi sono gli impegni; chi si organizza bene, sa trovare il tempo anche quando la giornata sembra piena zeppa di impegni.
“Nulla di più sbagliato, signorina! – sorride paternamente l’insegnante – Le mie intenzioni erano mostrarvi che se non mettete dentro prima le pietre, non ce le metterete mai più. Quali sono le “pietre”? Sono i vostri cari, la vostra crescita culturale e personale, i sogni del cuore, una giusta causa; insegnare o investire nelle vite di altri, fare altre cose che amate, avere tempo per voi stessi, la vostra salute, la persona della vostra vita. Ricordate di mettere queste “pietre” prima, altrimenti non entreranno mai. Se vi esaurite per le piccole cose – la ghiaia, la sabbia – allora riempirete la vostra vita con cose minori e insignificanti e non potrete mai vivere veramente le cose davvero grandi e importanti. Se non date spazio prima di tutto alle cose importanti, queste rimarranno inevitabilmente fuori“

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Com'è nato il Signore?

Vi trascrivo una paginetta di un libro di Gualtiero Peirce (è un libro “leggero” che si può leggere molto velocemente) e racconta come i bambini di una scuola ebraica, una musulmana e una cristiana vedono Dio, come intendono la paura, il perdono, la colpa, l’eternità…
Il titolo è: “Il Signore è grande e non si può disegnare.” sottotitolo: “Perché nel foglio non ci sta!”

 

-Mora ?
La voce roca della bambina cattura subito l' attenzione di Giuditta.
-Dimmi, Gaia
-Ma Dio come e nato ?
Avvicinandosi alla bambina, la maestra riflette sulla risposta.
-Dio non l'ha creato nessuno. Dio e il principio di tutte le cose. Dio c'e da sempre. Esiste da sempre.
La bimba allarga le mani e fa spallucce. No, non ha capito ancora. Bisogna approfondire. Giuditta prosegue coinvolgendo tutta la classe.
-Avete sentito la domanda della vostra compagna ? Chi di voi ha una risposta da darle ? Secondo voi il Signore come e nato ?
-Col papa! - dice Cesare.
-Con la mamma! - completa il gemello.
-No, non e andata cosi. Chi di voi ha un'altra idea?
-Con il vento! - dice sognante l' altra Gaia.
-Con la luce! - brilla Joshua
-Con le nu-vo-le! - scandisce Rachel.
-Ma no. Dio esiste da prima di ogni cosa, lui può tutto ed e il principio di ogni cosa, se qualcuno lo avesse creato, significherebbe che esiste qualcuno più potente di lui!
-Ma come ha fatto Dio ad avere tutti questi poteri ? - rilancia Micaela.
-Sentite, bambini; questa e una storia difficile da capire, per ora.
L 'esperienza di Giuditta rimanda, serenamente, ad altri momenti: ci saranno tante altre occasioni per comprendere. Ma si, certamente. Questi giorni sono soltanto l'inizio di un lunghissimo cammino.

Poi, pero; mentre la maestra s'avvia verso la cattedra, già pronta a cambiare argomento e materia, avviene un prodigio. Non e il primo a cui abbiamo assistito durante queste settimane e certamente non sarà l'ultimo nella vita di questi bambini, di ciascuna fede.
Ma stavolta si tratta di un piccolo miracolo che, ammetto senza pudore, lucida gli occhi dei privilegiati che l'ascoltano.
Un bimbo di sei anni ospita all'improvviso un pensiero gigantesco e millenario, senza avvertire il peso e la portata di tanta sapienza. Continuando a sorridere. E a giocare imperterrito con la sua kippà, che e un formidabile disco volante. Quello che sta per dire non ha il suono di frasi
ascoltate a casa o al Tempio o da altre parti prima di allora. No, sembra un pensiero che sta dentro di lui, che e nato con lui, come i polmoni che danno fiato alle corse in terrazza o come lo stomaco affamato di pizza.
Lui sa come e nato Dio. E vuole raccontarlo alla maestra, ormai di spalle.
-Morà, morà!
-Dimmi...
-Il Signore e nato con le parole !

 

In principio era il Verbo.

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L'orologiaio matto

faccio il post di questo articolo di Massimo Gramellini pubblicato su "La Stampa" e sottolineato anche dal nostro giornale "Segno".

 

"Quando il tuo ex compagno di scuola viene eletto presidente degli Stati Uniti, hai un bel ripetere a tutti i microfoni che sei contento. Nella migliore delle ipotesi proverai un pizzico di umanissima invidia. Nella peggiore, verrai assalito dal morbo letale dei paragoni, che ti provocherà la sensazione di essere una nullità. Perciò mi ha spiazzato e commosso la breve intervista a un ex compagno di scuola di Obama: «Il suo destino era diventare presidente, il mio diventare orologiaio. E ce l’abbiamo fatta tutti e due», ha detto con naturalezza.

E si capiva che per lui non esistevano una serie A e una serie B, ma due desideri di eguale valore che si erano realizzati. La cultura dominante ripete ogni giorno che per essere felici bisogna entrare nel piccolo cerchio della notorietà e che solo i mestieri che garantiscono fama e denaro meritano di essere perseguiti. Invece l’ex compagno di Obama ci ha detto una cosa diversa. Che tutti ma proprio tutti abbiamo un talento, piccolo o grande, e l’unica cosa che conta è accorgersi di possederlo. Per superficialità o blocchi interiori, molti non riescono a metterlo a fuoco e conducono vite magari brillantissime ma infelici, perché scentrate rispetto alla missione iniziale del loro vivere.

Non c’è nessuna differenza fra chi ripara orologi e chi viene chiamato a riparare il mondo, se entrambi infondono nel proprio lavoro il senso profondo di un’esistenza. Soltanto uno dei due finirà sui libri di storia, ma poco importa. Importa che anche l’altro potrà dire di aver vissuto davvero."

 

Che ne pensi? E se fossi te l'orologiaio? Come avresti risposto?

 

1 commento

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